Ho
letto che le donne desiderano un secondo parto solo perché
dimentiche del dolore del primo. Uno stress di proporzioni tali può
agire sulla memoria e cambiare la percezione di ciò che è stato.
Come
per la stagione turistica. A settembre giuri che è l'ultima e che ti
troverai un lavoro fisso, ma avendo cazzeggiato fino a febbraio non
hai un soldo e inizi a chiedere in giro per un nuovo ingaggio.
A
maggio la riviera si intiepidisce, e il clima mistico-religioso
stagionale si fa opprimente; la Stagione (di qui in maiuscolo) sarà
benevola? Sapremo compiacerla sacrificandole il nostro tempo e
raziocinio? Come ogni credo che si rispetti, il paganesimo
villeggiante esercita sulla mente dei fedeli un potere inesorabile,
convincendoli che l'unica vita degna di essere vissuta sia di chi
onori la Stagione e converta gli infedeli. I commoventi dogmi mi son
sempre stati tramandati per via orale, fra i più significativi
ricordo "devi lavorare, non rispondere", "come sarebbe
non ti ho dato una copia del contratto? ti sbagli" o "non
parlar male dei Turisti".
Nota 1-
I Turisti (in maiuscolo in quanto nome proprio) non sono un gruppo
eterogeneo composto da una normale percentuale di stronzi e brave
persone, il capriccioso gergo stagionale li approccia come un'entità.
Un secondo sono dipinti come una calamità e un secondo dopo ti
dicono che se sputi nel piatto dove mangi sei proprio un coglione.
Entrambe posizioni validissime se devo dir la mia. Ok. Fine della
nota.
Fino a
oggi sono sopravvissuto più o meno dignitosamente nelle vesti di
"dipendente", senza mai entrare fino in fondo nella setta
degli "operatori turistici", ma un'offerta allettante e il
fatto che firmo tutto senza leggere mi hanno mutato in un piccolo
imprenditore con una piccola impresa, pronto a procacciarsi il pasto
nella savana stagionale.
Ora,
gestendo un piccolo bar sulla spiaggia, rientro nel girone dei
"chioschisti", sui quali grava l'ombra della temibile
"associazione chioschisti", l'organo che decide quanto devi
far pagare un caffè e che ti fornisce gadget cinesi con i quali
dovresti adornare il tuo locale in occasione dei saturnali dei
mediocri noti come "notte rosa". Non so in realtà che
autorità abbia questa gente, ma nei vicoli gira voce che se non
collabori ti arrivano i Controlli.
Nota 2-
I Controlli (come sopra) non sono regolari ispezioni sanitarie o
fiscali, nella mitologia stagionale un Controllo significa vendetta.
Non arriva, lo mandano. Lo so che è da matti.
Fortunatamente pare che succeda solo in casi di gravissima
inimicizia, e anche quando gira la finanza c'è sempre qualcuno che
passa a dirti come son vestiti, quindi la vita scorre tranquilla.
Credo che sia importante avere una minaccia reale e al tempo stesso
vaga, per tenere il volgo sempre distratto. Fine della nota.
Devo
ancora decidere come comportarmi con i gadget, ma potrei cedere, mi
sto già facendo abbastanza nemici aprendo alle otto.
Apro
alle otto anche se tutti gli altri bar di spiaggia aprono alle sette.
Se non ci siete dentro non potete apprezzare l'enormità di questa
affermazione. Pure io ero convinto che pagare una carriola di tasse e
non avere un capo mi avrebbe permesso di fare il cazzo che volessi,
ma vien fuori che c'è sempre qualcuno che sa come dovresti lavorare
tu. Sempre.
In
pratica, dopo due settimane di attento monitoraggio del fatturato ho
riscontrato che dalle sette alle otto incasso una media di € 8,23,
che si traducono in un guadagno netto per il sottoscritto di €
1,42.
Dopo
una riflessione durata circa quattro secondi, con un pennarello ho
cancellato "7" e scritto "8" sul cartello degli
orari.
Mi
pareva semplice, ma la storia è piena di guerre scoppiate perché a
uno pareva semplice e a un altro no, e io non sono nessuno per
sfuggire al ripetersi degli eventi.
Il
giorno seguente è iniziata la processione di sfaccendati che
prendono un bar chiuso alle sette in piena Stagione come un attacco
ai propri valori, uniti nello sdegno e decisi a ripristinare il
glorioso unisono dell'apertura mattutina dei chioschi. Mi portano
notizia che il problema è che i Turisti dei bagni 45-46-47 debbano
farsi trecento (300) metri in più per il caffè del mattino. Esatto.
Questo è un problema.
Ad ogni
modo la faccenda ha limitatissime ripercussioni sulla mia vita,
quindi sorrido e ignoro. Gli unici problematici sono gli anziani in
villeggiatura (non vacanza, gli anziani vanno in villeggiatura).
Faticano a fare una rampa di scale, ma se si sentono investiti del
sacro ruolo di educatori di una gioventù annacquata rilasciano più
energia di una tempesta solare. Leggermente al di sopra delle mie
possibilità di sopportazione, ma mica posso ammazzarli.
Comunque,
il bar apre alle otto.
Il
problema è che alle otto stavo ancora dormendo, che la sveglia segna
le otto e venticinque e che il cane è abituato a fare la pipì
quando gli apro la porta alle otto meno un quarto. L'adorabile
bestiola non sa se pisciare in un punto a caso o saltare sul letto
per tentare di svegliarmi, e non sapendo gestire la tensione decide
per entrambe le azioni simultaneamente. Il mio ingresso nel mondo
odora di alito e pipì di cane; solo la grande esperienza mi permette
di mantenere i nervi saldi. Scaccio gentilmente il cane, individuo la
chiazza e scivolo fuori dal letto senza contaminazioni, non avrei
tempo per una doccia. Vestiti di ieri, calzini nuovi, tabacco, erba,
telefono portafogli chiavi. Una carezza al cane per fargli capire che
per oggi può cagare sul divano senza sentirsi in colpa, chiudo la
porta, slego la bici e mi avvio. Pedalo con calma per non sudare,
tanto ormai sono in ritardo e Carletti mi starà aspettando.
Carletti
(ne ignoro il nome di battesimo, si fa chiamare Carletti anche dagli
amici), classe 1946, per trentadue anni ragioniere in forza a non so
che ditta nel bergamasco, è, fra gli anziani territoriali del bagno
45, il più dedito alla fustigazione dei molli costumi giovanili.
Nulla scatena la sua furia come un giovane che non prenda sul serio
il proprio Lavoro, nulla lo energizza più che braccare chi non
accetti il valore assoluto della Fatica. Personalmente non ho nulla
contro la fatica in sé per sé, semplicemente mi innervosisco quando
uno che non lavora dal '97 viene a dirmi che non fatico abbastanza.
Uno che ha ricevuto l'ultimo stipendio in lire. Uno che ha vissuto in
un epoca in cui ti regalavano le case coi punti del benzinaio. Vabbé.
Oggi
non sono dell'umore per sopportare Carletti e fortunatamente con lui
non mi sono ancora giocato la Notizia Falsa™.
La
Notizia Falsa™ è un mio brevetto che permette di liberarsi
dell'anziano per qualche ora, raccontandogli che al bagno n è
accaduta la tragedia x. A seconda della distanza m,
l'anziano impiegherà un tempo t per tornare infuriato ma
consapevole della lezione ricevuta. Oggi tocca a Carletti.
Un
centinaio di metri prima del bar, la luce del sole riflessa su un
paio di occhiali tipo Craxi rivela che Carletti mi sta osservando.
Sono pronto.
Mi
fermo a pochi metri da lui, lego la bici e mi dirigo verso la porta
simulando indifferenza.
"Buongiorno
Carletti"
"Buongiorno.
Sa che ore siano?"
"Saranno
le nove ormai"
"E
a lei pare l'ora di venire al Lavoro?"
"Guardi
Carletti che oggi ero anche puntuale, mi son solo fermato a vedere il
casino al bagno 13" trentadue bagni ti faccio fare, vecchio
bastardo.
"Cioè?
Quale casino?" ho la sua attenzione.
"Al
bagno 13 un gruppo di bambini è stato attaccato da uno squalo e
l'elicottero dei soccorsi è precipitato, sembrava una guerra…
c'era pure un furgone della Rai…"
"Ma
come! Adesso??"
"Si
si, mentre venivo in qua"
"Madonna"
Carletti
non dice altro, mi guarda storto e abbandona la battaglia.
Ghiottissimo di cronaca nera, la mia pigrizia non lo interessa più.
In pochi secondi sparisce fra gli ombrelloni.
La
giornata passa serenamente, ma nel tardo pomeriggio Carletti non è
ancora tornato. Inizio a chiedermi se non l'abbia combinata grossa, e
scacciare dalla mente immagini di mummie essiccate al sole si fa
sempre più complicato. Non è tipo da farsi inibire da una burla,
sarebbe tornato a combattere. Con un notevole sforzo ripudio il
pensiero e continuo a pulire, cercando di distrarmi con le
chiacchiere di due anziani che sorseggiano un bianchino al banco. La
prima frase che sento è "… e lo han trovato al bagno 21,
poveretto, gli è pigliato un colpo."
Mi
paralizzo. Uno dei due nota che sto fissando il vuoto con un flacone
di ammoniaca in mano e mi chiede se tutto vada bene. Lo guardo.
"Chi
hanno trovato?"
"Sa
Carletti, il ragioniere, ha l'ombrellone qua davanti"
"Si,
lo hanno trovato al bagno 21, chissà cosa ci faceva…"
aggiunge il compare.
Forse
dicono qualcos'altro, ma non li sento. In testa rimbomba solo la
parola assassinio.
Non gli
ho dato una botta in testa, ma l'ho spedito verso una marcia della
morte senza premi alla fine.
"Ma
si sente bene?" chiedono dal banco
"Devo
chiudere. Scusate"
"Ma
volevamo l'ultimo bianchino"
"Ve
lo faccio nel bicchiere di plastica."
"Ma
così lo svilisce!"
"Non
si può svilire il vino frizzante alla spina da un euro, si fidi."
gli spino due vinelli
"Ma
lei lo vende."
"E
lei lo beve. Ecco qua. Grazie. Ora devo chiudere. Offro io. Grazie.
Scusate" quasi li spintono fuori, non sento nemmeno le loro
proteste.
Sbatto
la porta. Abbasso i tendoni di tela cerata che fungono da pareti del
chiosco. Devo stare solo.
Siedo
al primo tavolino, ricordo della mezza canna in tasca e la accendo.
Sono un assassino?
Mentre
penso che l'assenza di prove potrà garantirmi l'impunità terrena ma
non mi laverà la coscienza, la porta scatta alle mie spalle.
L'ansia
si trasforma in irritazione, mi volto e appoggiandomi allo schienale
della sedia ringhio "Se la porta è chiusa il bar sarà chiu"
Non
riesco a finire la frase.
Carletti.
Sento
un ingranaggio spezzarsi nel cervello, tutto si blocca. Io mi blocco.
Carletti
è morto. Carletti è appena entrato aprendo la porta del chiosco.
Lentamente
ma con decisione si avvicina. Ad ogni passo un poco della sabbia che
lo ricopre si smuove e nevica a terra.
Ora è
di fronte a me, ma non ho paura. Le statue di marmo non hanno paura.
Una
voce roca si insinua nelle mie orecchie.
"Sai
che sono qui per te. Vero?"
"Sì…"
rispondo, anche se in realtà non lo so. Non saprei nemmeno dire se
mi sto pisciando nei pantaloni in questo momento. Sono una statua che
dice "sì".
Avvicina
il viso, le pupille dilatate fisse nelle mie. Ha perso gli
occhiali tipo Craxi. Sento odore di carne bruciata.
La sua
voce è ora un rantolo lussurioso
"C'è
solo una cosa che devi sapere, prima."
Alla
fine ho passato una vita niente male. Chissà cosa succede adesso.
Grazie a tutti.
Carletti
assapora la mia impotenza per un ultimo secondo, poi me lo dice.
"Sappiamo
tutti della notizia falsa" e rimane a fissarmi estasiato.
Come un
vecchio motore, il cervello riparte scoppiettando.
Carletti
è vivo. L'odore di carne bruciata è tipico degli anziani estivi.
Gli anziani parlano fra loro. Parlano di me e di come fregarmi. Non
mi sono pisciato addosso.
Sento sollievo per non aver ucciso Carletti, unito a delusione per
non aver ucciso Carletti.
Durante
il minuto che serve per ricompormi, Carletti mi osserva rapito. Se
potesse, avrebbe un erezione. Questa gliela dico.
"Peccato
che non possa avere un'erezione, Carletti."
"Non
si preoccupi giovane. Il mio spirito è eretto e potentissimo"
che schifo.
"Questa
è guerra Carletti. Lei lo sa."
"Rilassati
giovane. Ti ho gabbato."
"Mi
ha dato del tu."
"Scusi.
Mi sono emozionato." gongola.
Non
posso fare nulla per impedirgli di godere. Mi arrendo, e nel momento
in cui gli concedo la partita mi sento più' leggero.
"Se
non altro ho passato una giornata senza lei fra i maroni, che già è
un gran regalo."
"Dica
pure tutto ciò che la fa sentir bene."
"Vada
a casa Carletti."
"A
domani giovane"
Prende
la porta.
Domani
gli farò sparire quel sorriso.
Adesso
vado a farmi una birretta.
Chiudo
il bar.
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